Capitolo 10. Sistemi informatici per la condivisione di risorse e di informazioni. Software per la navigazione in Internet
Abbiamo visto nel capitolo 8 come Internet non è che una rete informatica, di enorme complessità, che assolve ad una funzione il cui concetto ispiratore, invece, è molto semplice: fornire la potenziale possibilità di mettere in connessione tra di loro tutti i computer della terra.
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La relativa difficoltà d’uso di queste tecnologie, tuttavia, ne riservava l’impiego solo ai più esperti dell’informatica e agli addetti ai lavori. Internet, dunque, non poteva essere ancora uno strumento di comunicazione di massa.
Intorno alla fine degli anni ’80 si iniziò a pensare alla necessità di creare dei sistemi di consultazione delle informazioni condivisibili tramite Internet che potevano essere utilizzate da una vasta gamma di utenti. |
Tra le diverse tecnologie sviluppate in quegli anni, quella che maggiormente sembrava condurre verso il raggiungimento di questo nuovo obiettivo fu “Gopher” creata da P. Lindner e M. Mc Cahill, che consentiva la ricerca di informazioni tra quei dati inseriti nel Gopher-Space.
La tecnologia che però ha avviato e facilitato lo sviluppo di massa dell’uso di Internet è stato il Word Wide Web. |
Tim Berners-Lee, nel 1990, con l’ausilio di Cailliau e di altri ricercatori, intuendo le potenzialità dell'ipertesto (una struttura organizzata in maniera gerarchica contenente un insieme di informazioni leggibili in maniera non sequenziale mediante un’interfaccia che collega i vari contenuti tramite appositi collegamenti, appunto, chiamati ipertestuali (o hyperlink), mise a punto un sistema di ricerca e consultazione dei Contenuti archiviati nei vari server collegati tra loro tramite internet - il World Wide Web - comunemente chiamato Web.
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Il funzionamento del world wide web si basa sull’applicazione di tre meccanismi contenuti in quello che comunemente chiamiamo indirizzo internet del sito www. Il sistema è in grado di fornire un indirizzo univoco relativamente all'ubicazione del server sul quale sono archiviate le informazioni da mettere in condivisione, il protocollo di comunicazione usato per il trasferimento dell’informazione e il nome del file di dati che contiene l’informazione messa in condivisione. |
L’indirizzo prende il nome di URL (Uniform Resource Locator) e si compone di tre parti tiposerver://nomehost/nomefile
- la prima parte: tiposerver:// sta ad indicare il tipo di protocollo utilizzato per indirizzare la risorsa; - la seconda parte: nomehost/ sta ad indicare il nome dell’host o il nome del dominio sul quale sono archiviati i file; - la terza parte /nomefile indica il nome del file che viene messo in condivisione; più una quarta parte che specifica il formato del file come, ad esempio, il formato .html |
Per semplificare al massimo il concetto.
Quando leggiamo http://www.e-unisob.it/nomefile.html, è come se dessimo indicazione, ad esempio, ad uno studente americano alla ricerca di una determinata informazione scientifica (il nome file), di andare in Italia (.it) presso uno degli archivi dell’Università Suor Orsola Benincasa specificandogli che l’unico modo per raggiungere l’Università è quello di usare un predeterminato mezzo di trasporto (il protocollo http://www.). Lo informiamo, inoltre, che se vuole leggere il documento - una volta arrivato a destinazione - deve usare uno strumento particolare perché l’informazione è codificata in un formato specifico (.html). |
In effetti, nel cyberspazio, un indirizzo del tipo www.nomedominio.it non sta ad indicare che l’informazione è conservata necessariamente in un server ubicato in Italia. Il sistema world wide web offre l’opportunità di allocare le proprie risorse da condividere con gli altri archiviandole in un webserver ubicato in qualsivoglia parte del mondo. Il sistema provvede, poi, a rintracciare l’informazione una volta immesso l’indirizzo URL
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Dovremmo, a questo punto, aver compreso il principio che regola l’archiviazione e la trasmissione delle informazioni su Internet tramite il sistema world wide web basato sul protocollo di trasmissione HTTP (acronimo che sta per Hyper Text Transfer Protocol) inventato da Berners-Lee.
Abbiamo anche visto come sul www le informazioni siano organizzate in maniera ipertestuale dopo essere state codificate con appositi linguaggi informatici in grado di renderne agevole la fruizione associando testi, ad immagini, filmati e suoni. Il primo linguaggio, anche questo sviluppato dall’equipe di Berners-Lee, è stato il linguaggio HTML (acronimo che sta per Hyper Text Mark-Up Language), un linguaggio usato per descrivere i documenti ipertestuali disponibili nel Web. Un linguaggio di mark-up ipertestuale, tipo HTML, non fa altro che descrivere come devono essere organizzati i contenuti in una pagina web utilizzando convenzioni standardizzate e concentrandosi sulla struttura di visualizzazione a prescindere, in fase di lettura, dai software applicativi con i quali i contenuti sono stati organizzati. Per poter fruire dei Contenuti presenti in una pagina Web non è sufficiente, quindi, avere un computer connesso ad internet. È necessario anche avervi installato un software applicativo in grado di interpretare il codice HTML per visualizzare i Contenuti in forma di ipertesto. |
Un applicativo sviluppato per assolvere a questa funzione prende il nome di Web Browser (dall’inglese to browse “curiosare”).
È da sottolineare che anche il primo browser fu sviluppato da Tim Berners-Lee, che gli diede il nome di WorldWideWeb. Serviva a scopi dimostrativi ed era disponibile solo per sistema operativo NeXT in seguito chiamato Nexus. |
Verso il 1992 fu lanciato “Mosaic” seguito da “Netscape Navigator”. La facilità d’uso di questo browser, associata ad una maggiore penetrazione dei personal computer anche in ambiente domestico, cominciò a far conoscere le potenzialità del web a molti utilizzatori di computer, che iniziarono a sottoscrivere abbonamenti di connettività alla rete internet.
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Fu l’inizio del fenomeno Internet inteso come strumento di comunicazione di massa.
Verso la metà degli anni Novanta, Microsoft, che in un primo momento aveva sottovalutato lo sviluppo di internet, corse ai ripari sviluppando Internet Explorer a partire da Spyglass Mosaic. Con un abile strategia commerciale andò ad implementare, preinstallato, il nuovo sistema operativo Window 98. Questa strategia rese di fatto il browser Internet Explorer il più diffuso al mondo, nonostante la disponibilità di oltre 30 diversi web browser, tra cui, i più noti sono:
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