Capitolo 1. Innovazione Tecnologica e Cultura Digitale
Nella storia dell’uomo i calcolatori automatici esistono da circa 2.000 anni. Il più antico strumento noto di calcolo meccanico è la “Macchina di Anticitera”, già usato tra il II e il I secolo a. c. per il calcolo del moto dei pianeti.
L’abaco veniva usato fino a qualche secolo fa per i calcoli aritmetici di addizione e sottrazione (anche se non teneva conto dei riporti) ed era utilizzato dall’uomo per intentare il calcolo automatico. I tentativi di costruire delle macchine di calcolo precise per soddisfare il bisogno di rendere automatico il calcolo aritmetico e matematico sia per scopi scientifici, militari che per facilitare le esigenze della vita lavorativa e sociale dell’uomo sono stati numerosi negli ultimi quattro secoli.
La prima macchina a calcolo meccanico fu inventata nel 1623 da Wilhelm Schickard e nel corso del secolo XVII e XVIII furono sviluppati diversi prototipi di altre macchine calcolatrici automatiche di tipo meccanico.
Nel 1822 Charles Babbage presenta il prototipo (che non terminò mai e che fu reso operativo dal Museo delle Scienze di Londra nel 1991, sui suoi disegni originali) di una macchina di calcolo azionata con un motore a vapore
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Con la prima guerra mondiale gli inglesi svilupparono dei sistemi di calcolo automatici molto evoluti per la cifratura delle informazioni e intorno al 1925 alcuni banchieri e uomini d’affari fecero sviluppare una macchina molto efficiente per la gestione delle informazioni relative alle loro transazioni commerciali e finanziarie. Questa macchina fu implementata e resa molto efficiente dagli scienziati militari nazisti per la realizzazione di un codificatore molto sofisticato chiamato Enigma.
Il primo calcolatore moderno è ritenuto l’ENIAC, la cui progettazione inizia nei primi anni '40 nei laboratori dell'Università della Pennsilvanya (Moore School of Electrical Engineering), nell'ambito di un progetto, ancora una volta, militare. L'ENIAC iniziò ad essere usato nel 1945 e fu usato anche da Enrico Fermi nei suoi calcoli per lo sviluppo della bomba atomica nei laboratori di Los Alamos. ENIAC è la prima macchina di calcolo elettronica digitale, cioè che usava per il suo funzionamento circuiti elettrici e sistemi di calcolo numerici di tipo decimale.
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John Von Neumann, uno dei componenti del team di sviluppo di ENIAC, intuendo i limiti imposti dal sistema di calcolo decimale, sviluppò l’EDVAC che invece utilizzava il sistema di calcolo a codice binario, il sistema attualmente usato nell’informatica
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Sia ENIAC che EDVAC, erano ancora calcolatori cosiddetti “a valvole”, con l’introduzione dei transistor venne progettato al MIT di Boston nel 1957 il Tx-0. |
Nel 1961 vennero prodotti i primi circuiti integrati e venne costruito dalla Digital il primo PDP-1 che introduceva anche il famoso monitor sul quale l’Utente, finalmente, poteva visualizzare i dati di output. |
Fu, però, solo dopo circa 15 anni, vedendo una dimostrazione alla Xerox sull'uso del mouse, che, con un intuito geniale, Steve Jobs (della Apple Computer) ebbe l'idea di sviluppare il primo computer con mouse, il Lisa, introducendo poco dopo il famosissimo Macintosh che utilizzava una interfaccia utente/macchina di tipo grafico basata su comandi di tipo intuitivo: le cosiddette windows anche queste progettate e sviluppate alla Xerox. |
Intorno agli anno 80, con l’introduzione della miniaturizzazione dei circuiti integrati e dei microprocessori, si ebbe la svolta decisiva verso la diffusione di massa dei computer.
Nel 1980, infatti, l’IBM sull’onda dei primi successi commerciali che stavano iniziando a riscuotere aziende come la Apple, decise di realizzare il primo Personal Computer, che venne costruito con uno standard che sarà imitato da tutti i suoi competitori |
IBM però, si era focalizzato sulla costruzione della macchina (il cosiddetto hardware) e considerava il sistema operativo un accessorio che, seppur consapevolmente ritenuto importante per il funzionamento della la macchina, era sempre un accessorio al quale destinare pochi fondi di ricerca. Ed è in questa nicchia scoperta che si inserisce Bill Gates. Egli intuisce la miopia di IBM e, giocando sull’indisponibilità di Apple a cedere a produttori terzi di hardware in licenza il proprio sistema operativo, si propone come fornitore di IBM per un sistema operativo in grado di far funzionare i Personal Computer che l’azienda si accingeva ad introdurre sul mercato di massa.
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La neonata Microsoft di Bill Gates, però, aveva un problema! Non aveva ancora un sistema operativo in grado di far funzionare i nuovi Personal Computer della IBM. Per questo motivo, per poche migliaia di dollari acquisisce dallo sconosciuto Tim Paterson i codici e i diritti di sfruttamento del famoso sistema operativo Ms-Dos, fornendolo in licenza non esclusiva alla IBM. Bill Gates, infatti, riteneva in maniera ancora molto visionaria per quei tempi, ma a giusta ragione, che i Personal Computer sarebbero stati prodotti dalla maggioranza delle aziende di elettronica di largo consumo e avrebbero penetrato negli anni immediatamente a venire il mercato di massa come in passato era già avvenuto con gli altri elettrodomestici più comuni, la radio e la televisione. |
Con la creazione della rete internet e lo sviluppo del World Wide Web, ad opera dell’impegno di Tim Berners-Lee, che scrisse il primo server WWW e il primo client di navigazione (browser), le visioni futuristiche di scienziati e imprenditori come quelli citati e tanti altri impegnati nello sviluppo di una nuova società, la cosiddetta Società dell’Informazione, hanno gettato le basi di ciò che oggi sta diventando la Cultura Digitale: una componente culturale fondamentale e indispensabile per la crescita e lo sviluppo socio-culturale dell’uomo con profonde implicazioni sia nei rapporti sociali che nei modi di pensare.
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Questi uomini di estrazione “tecnologica” (primi prodromi del futuro uomo tecnologico) che vengono visti dalla maggioranza quasi come appartenenti ad una casta elitaria (in effetti, molti di loro si ritengono una sorta di “eletti”) cercano in tutti i modi di “forzare” il cambiamento verso l’innovazione tecnologica con la loro creatività visionaria, chi per pura e disinteressata passione scientifica (a questi possiamo riferire la categoria degli hacker informatici), chi per un più interessato approccio d’affari, introducendo quotidianamente sul mercato nuove tecnologie. Fino a giungere al paradosso per cui quasi tutte le aziende produttrici di televisori, ad esempio, hanno eliminato dalle loro linee di produzione i televisori a tubo catodico, pur di trascinare, “violentare” il mercato verso l’acquisto di nuove tecnologie. Tuttavia, i consumatori non vengono informati che la qualità dell’immagine di un televisore a tubo catodico di qualità medio-bassa, che potrebbe essere venduto per poche centinaia di euro, è di gran lunga migliore della qualità di un televisore a cristalli liquidi (il famoso LCD) di qualità media che, a parità di grandezza dello schermo, può arrivare a costarne il doppio.
Per fortuna non tutte le nuove tecnologie sono cosiddette “di sostituzione”, come i televisori LCD. Molte sono e saranno sempre più utili per facilitare la vita sociale e lavorativa delle persone, di tutte le età. Purtroppo, questa “forzatura”, di natura interessata o disinteressata che sia, sta creando una nuova categoria di “disabili” i cosiddetti “esclusi digitali”. Dei cittadini “culturalmente disabili” rispetto all’uso delle nuove tecnologie digitali per l’informazione e la comunicazione perché non adeguatamente istruiti e motivati sull’utilità e sui grandi vantaggi che si possono ricavare dal loro utilizzo abituale in termini di personale realizzazione, alla crescita della propria autostima, al desiderio di migliorare la qualità della vita, del lavoro, del tempo libero. |
La maggior parte di questi cittadini che vivono il “digital divide” (che nel mondo occidentale è di natura “culturale” non infrastrutturale) appartengono alle generazioni adulte. Perché la loro esperienza li porta ad avere rigide abitudini mentali, pregiudizi e presupposti che oppongono resistenze all'apprendimento del nuovo e alla possibilità di pensare in maniera alternativa. |
La funzione del Mediatore della Cultura Digitale, che nella sua accezione non deve appartenere alla casta elitaria degli informatici, deve essere, appunto, quella di cercare di facilitare, al maggior numero di persone possibile, il passaggio verso la transizione alla Società dell’Informazione, diffondendo la Cultura digitale, diventata essenziale per la crescita sociale dell’uomo moderno.